sabato 28 marzo 2020

Profanare ai tempi del corona

Profanare. Ho dato questo nome al mio blog. Non so se durerà un mese o due, se sarà letto da dieci persone o se rimarrà il mio diario personale online; comunque è una pagina bianca su cui esercitarmi a scrivere; e dal momento che sono nei miei pochi metri quadri a sperare che, fuori, questo maledetto filamento di RNA smetta d'imperversare, ho deciso di sprecare il tempo in questo modo.
In ogni caso, vorrei che la parola chiave fosse profanare.
Profanare, perché mi sono sempre piaciute le dissacrazioni di luoghi comuni, le voci alternative. Probabilmente, poi, avrò il tono caustico di una suora. Ma non è l'intenzione ciò che conta? E poi avete idea di quanto possa essere pungente una suora arrabbiata, perché ha i baffi? Le avete viste voi quando digrignano i denti con i bambini chiacchieroni? Ecco vorrei essere come una suora incazzata e con i baffi.
In secondo luogo, profanare perché scrivo da profano: non ho la pretesa alcuna d'informare o salire in cattedra. Forse scriverò racconti, recensirò libri, condividerò pensieri con un approccio trasversale. Ma sempre con la premessa di non essere preparato e di non avere la scienza infusa, come gli opinionisti della televisione. Come, ad esempio, quelli intervistati da conduttrici che si fanno sistemare la chioma nonostante l'RNA in giro. Grazie ai suoi parrucchieri allungabili che maneggiano i capelli rispettando ovviamente il metro di distanza sociale.
E spero di accendere polemiche. Non importa se costruttive, distruttive o fifty-fifty. L'importante è che siano profane.